Pop Up, I love you!
- Dafne
- 7 giu 2016
- Tempo di lettura: 4 min
Oggi vi voglio parlare di una cosa bella. Si tratta d’istallazioni d’arte presenti nel centro di una città non molto conosciuta.
Siamo in Ancona, il capoluogo delle Marche. Così poca strada devo fare per vedere l’avanguardia della street art.
Ho amato Pop Up! dal primo momento che ho saputo come si chiamasse quel movimento che stava mettendo mano al porto di Ancona, riempiendolo di disegni giganti.
Credo fosse il 2008 quando iniziai a cercare informazioni online. Per poco mi ero persa il loro festival, mostre comprese, ma non mi diedi per vinta. Alla fine trovai un bel video su Youtube. L’ho ripescato dalla mia pagina Pinterest, eccolo qui.

I pescherecci erano stati dipinti da artisti italiani e stranieri, che si erano confrontati con l’equipaggio di ogni barca per realizzare qualcosa che lo rappresentasse.
L’iniziativa mi piacque non solo perché avevo scoperto che esistevano ottimi esempi di street art a due passi da casa mia, ma anche perché quest’arte era fatta nel modo che io preferisco: in luoghi altrimenti degradati o spogli, tenendo conto dello spirito del luogo. Non è una cosa che accade sempre, come dimostrano tante interviste commosse apparse in TV, fatte ad artisti che usano – il verbo non è a caso – i centri storici per esprimere se stessi, invadendo beni pubblici con installazioni che loro, e solo loro, presumono essere arte e per questo migliori di ciò che c’era prima, si tratti di una scalinata del ‘700 o della saracinesca di un privato. Gente da mandare in vacanza all’Asinara, tanto perché riscopra i limiti del proprio corpo e il mondo che da quei confini inizia.
Ho voluto scrivere questo articolo perché negli ultimi tempi, quando vado in Ancona, guardo con malinconia alle istallazioni rimaste dietro la Mole Vanvitelliana, ormai scolorite dal tempo. Credevo che il movimento Pop Up! fosse stato un lampo di luce che per un po’ aveva illuminato la parte più significativa della città, per poi spegnersi. Poi stasera sono andata finalmente a cercare e online ho trovato il movimento vivo e attivo in molti luoghi della provincia di Ancona. Sul sito trovate foto delle istallazioni e aggiornamenti sulle iniziative.
Facciamo un passo indietro nel tempo.
Quando provai ad attirare tour operator americani per convincerli a vendere il prodotto Marche, ne accolsi alcuni di persona, che portai a visitare il territorio. Il primo di questi strani esperimenti previde una tappa in Ancona. Ai miei ospiti feci visitare il centro storico, con un percorso ad anello che mostrava i luoghi più suggestivi, da San Ciriaco a Piazza del Papa. Avrei potuto fermarmi lì, dopo il pranzo a base di pesce, ma volli andare oltre: li portai sino alla Mole Vanvitelliana per mostrare le installazioni di street art fuse con il mercato del pesce e la bellissima costruzione di Luigi Vanvitelli. Non andare lì per me era come non mostrare la parte più saporita della città, invece mi ritrovai a dover fare velocemente dietro front davanti alle loro espressioni basite, camuffando l’imbarazzo con amabili chiacchiere. I miei ospiti erano una coppia di Los Angeles che divideva il condominio con Fergie dei Black Eyed Peas e Cloris Leachman, l’attrice che interpretava Frau Blucher nel film Frankestein Junior. Per loro fu come se il bambino strano della scuola, finalmente accolto nel loro gruppo, li avesse portati a vedere un animale morto nel bosco in segno di riconoscenza.
Quando arrivammo a Loreto, fummo accolti dal raduno annuale dei Cavalieri di Malta e una nebbia cinematografica. Finalmente vidi i miei ospiti davvero a loro agio: ecco l’Italia pittoresca che cercavano, tra viuzze coperte da ciottoli e campane che suonavano in sottofondo.
Quel lavoro non faceva per me, o meglio, sarebbe perfetto per me con il target giusto di fronte. Potrei fare innamorare di questa regione frotte di viaggiatori e lo farò, prima o poi.
Comunque sia, l’industria classica del turismo non parla la mia lingua, questo l’ho capito. Io ancora rifarei quello che ho fatto quel giorno. E lo faccio, di tanto in tanto: prendo miei conoscenti che conoscono poco Ancona e li porto a scoprirne i lati più significativi. È più forte di me.
Nella mia testolina c’è un piano: riuscire ad attirare in Ancona persone stimolanti che vogliano investire e magari trasferirsi in città. È il mio modo di aiutare questa città. In realtà c’è altro sotto, l’ho capito solo molto dopo aver formulato il mio desiderio e un po’ mi sono stupita di quanto il mio cervello mi avesse tenuto all’oscuro di tutto: sogno di attirare stranieri sensibili e facoltosi in città per difendere Ancona, perché quello che le è accaduto non le accada più, per educare i discendenti di chi ha creduto che un soldato della loro nazione valesse più di un centro storico italiano, abitanti compresi. In altre parole, la bellezza italiana non può permettersi altri bombardamenti e io voglio fare la mia parte per diffondere questo messaggio.
Usciamo dai labirinti della psiche, altrimenti ci perdiamo.
La cosa bella che vi volevo raccontare è che Pop Up! è viva, organizza iniziative interessanti, come la visita in bicicletta delle istallazioni sparse per il territorio. Se capitate dalle parti di Ancona, ma anche Arcevia, Falconara, Moie e tutte le altre località che trovate sul sito del movimento, fermatevi a guardare: ci sono mondi favolosi che vi attendono dietro l’angolo, basta sapere dove cercare.



















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