Volontariato o no, l’istituzione non funziona

Mi rigiro nel letto pensando a quando mi chiameranno di nuovo per fare gli interventi di cultura italiana nelle classi di stranieri che studiano italiano. Non è che loro non vogliano (gli organizzatori), né che il mio primo intervento sia stato considerato inappropriato. Da subito è stato così: bella proposta, sì, sì, la faremo prima o poi. Ho dovuto sollecitare per fare il primo incontro, per sapere se c’era posto per il secondo come mi era stato ventilato.

È proprio l’istituzione che funziona così, che sia Municipio, azienda o associazione di volontariato: si accettano nuove proposte per dimostrare apertura, per far vedere che le cose si fanno, ma oltre le prime parole non si riesce ad andare. Se si è perseveranti come me, si arriva a un primo tentativo, ma poi ti trovi sempre davanti allo stesso bivio: o mettere l’istituzione davanti alla sua indolenza, continuando a insistere, portando alle prime crepe nel vostro rapporto, o attendere una loro chiamata, che non arriverà mai.

Sono una persona organizzata, non voglio fare cose enormi, ma piccoli percorsi sensati, da portare avanti dall’inizio alla fine, per poi vedere cosa è funzionato e passare al prossimo gradino del mio percorso.

Allora ho avuto l’illuminazione: se loro sono il problema, aggirali. Sono serviti a metterti in contatto con chi volevi raggiungere, ma se resti al loro interno non riuscirai ad avanzare nella tua ricerca. Aggirali. Non sarà facile né immediato, sei andata da loro proprio perché altrimenti non sapevi come trovare cani da conoscere, stranieri con cui parlare, carcerati da ascoltare. Questa è solo la fase zero, in cui capisci cosa si può fare. Porta pazienza e persevera, a un certo punto arriverà il momento in cui sarai tu che dovrai agire, secondo il tuo modello piccolo e flessibile.