Intro rubrica “Stranieri in Italia”
- Dafne
- 12 lug 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Ho letto molti blog di espatriati in Italia, di solito in lingua inglese, spesso destinati agli americani. Leggendo il mio libro e navigando questo sito, potrete capire il perché di tale mia preferenza per gli americani.
Quando è stato il momento di inaugurare il blog, mi sono interrogata nuovamente su cosa poteva essere utile allo straniero che vive o vuole venire in Italia.

Nei forum ho intuito che siete presi da tutta una serie d’incombenze richieste dal nostro governo, che noi italiani neanche immaginiamo. Che siate arabi o canadesi, la burocrazia è per voi un vero incubo. L’italiano si lamenta di questo mostro quando lo incontra un paio di volte l’anno, in fila al poliambulatorio o all’ufficio del lavoro, ma non sa di cosa parla. Ricordo un incontro con un avvocato che spiegava ai presenti la legislazione per gli extra-comunitari, come funziona il permesso di soggiorno e cose simili. È stato come fare un viaggio nella follia e tornare per raccontarlo. In quel momento ho capito il pensiero che tiene sempre contratti i visi degli extra comunitari d’estrazione proletaria con famiglie a carico. Sei sempre sul filo del rasoio, non importa se tu sia o meno un cittadino diligente.
Rispondere, quindi, alle domande più pratiche sarebbe davvero prezioso per voi, che ve ne infischiate del Rinascimento se ci sono quattro chili di scartoffie in italiano che aspettano di essere compilate.
Ma io non so nulla a riguardo, almeno per ora.
Mentirei anche se dicessi di conoscervi, inventandomi articoli dove presumo il vostro comportamento, i vostri sogni, eccetera. Io non vi conosco perché siete sfuggenti come animali notturni. Sto dando tutta la colpa a voi? Sì.
Ho cercato di capire dove vi cacciaste, qualche volta vi ho anche incontrato, ma non sono riuscita in nessun modo a tirarvi fuori la tana che frequentate con i vostri connazionali. Questo vale per gli stranieri provenienti da Paesi ricchi, che sono nel mio mirino per il semplice fatto che la nostra cultura è affine. Di arabi, albanesi, rumeni, pakistani, cinesi ne vedo in giro e anche molti. Però con loro non so da dove partire.
Veramente negli ultimi tempi ho provato a contattarli. Ho cercato la lista delle comunità straniere della mia zona e ho inviato una email, chiedendo di poter organizzare un incontro per parlare alla loro comunità della cultura italiana, trattando i temi che più potevano interessarli. Non ho ricevuto risposta.
Perché non ho telefonato, visto che ho sufficiente esperienza da sapere che le email a freddo non funzionano quasi mai? Perché ho paura. Voi chiamereste al telefono la locale moschea, con il rischio che vi risponda qualcuno che parla arabo, con cui sarebbe un’impresa titanica spiegarsi? Non parliamo poi delle comunità cinesi; anche i loro ragazzi conoscono poco italiano, poco inglese e parlano per lo più cinese. Inoltre è proprio difficile mettersi in gioco con chi non ti guarda neanche in volto. Questa almeno è la realtà della provincia marchigiana dove vivo, sicuramente a Roma è pieno di giovani cinesi che parlano romanesco.
Non giudico loro, ma capite anche me: non ho i super poteri della comunicazione, ho bisogno di un po’ d’empatia dall’altra parte per potermi fare avanti.
Di cosa parlerò dunque in questa rubrica? Di quello che conosco, il mio Paese, l’Italia, cercando di mostrare lati che in tanti danno per scontati, voi stessi, ma che se analizzati ci aiutano a capirci meglio.
Capirsi non vuol dire fare proprio il punto di vista dell’altro, ma acquistare la serenità che nasce ogni volta che conosciamo le motivazioni di un gesto. Più ne sai, meno paura provi, meno rabbia cresce in te.
Spero di esservi utile.



















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