top of page

W l’editore, ʍ l’editore, 2°parte

  • Immagine del redattore: Red in Italy
    Red in Italy
  • 5 ott 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

Nella prima parte di questo articolo ho accennato al fatto che il mio prossimo libro sarà auto-pubblicato e ho spiegato alcune delle ragioni che mi hanno portato a tale decisione.

Ieri ho letto il contratto previsto dalla piattaforma StreetLib e, pur non essendo soddisfatta di un paio di punti, l’ho trovato conveniente.

Il sito ti permette di creare da solo un ebook ben impaginato, per la versione Epub del file dovresti pagare, ma ci sono sufficienti programmi gratuiti che ti permettono di fare lo stesso (non ditelo hai “nuovi” editori, mi raccomando, potrebbero rimanerci male). Le quote destinate alle megalibrerie online sono alte, ma tu puoi ovviare a questo decidendo in quali vendere e creando un angolo di vendita sul tuo sito, che ti permette di uscire dalle loro grinfie. Il che non è male, visto che è probabile che chi compra i miei libri mi conosce o arriva a me tramite questo blog, e comunque sicuramente non si aggira per Amazon con l’intenzione di acquistare un libro qualsiasi che abbia la parola red nel titolo.

Essere presenti su certi portali oggi è come non esserci perché ci stanno tutti. Se non hai il tuo pubblico, è inutile. Se hai il tuo pubblico, è altrettanto inutile esserci e lo rimane sinché lo stesso pubblico non esce dalla tua diretta influenza. Lì, in quel momento, secondo me vale la pena di sottostare alle stronzate dei big dell’editoria (svendite comprese): quando chi ti legge ti ha trovato altrove, magari in un articolo scritto in una lingua che tu non conosci. Questo è ciò che penso oggi, poi vediamo l’esperienza futura a quali conclusioni mi porterà.

Il sito di StreetLib ti permette anche di stampare on demand, o quando hai realmente venduto una copia. Per la prima opzione c’è una quota minima di libri da ordinare, per la seconda non ho ben capito. Comunque è chiaro: il sito ha pensato a tutto e per tutto ha una soluzione, non sempre ottimale, ma spesso gratuita. Così la chiamano loro, in realtà il loro compenso si basa su una percentuale presa dal prezzo di copertina. Una percentuale che corrisponde a quanto ricevo io dal mio editore.

È questa l’idea geniale: visto che uno scrittore sconosciuto basa il suo successo su un lavoro che per gran parte farà da solo, diamogli il giusto riconoscimento e accontentiamoci di poco. Certo, l’editore è un tizio in carne e ossa che deve mettere insieme uno stipendio ogni mese e pagare tutti quei costi che l’autore, se si auto-pubblica, deve coprire da solo. Ma anche la scrittrice (mi sono stancata di usare il maschile-neutro) è una persona che deve mettere insieme uno stipendio tutti i mesi e con la percentuale che prende dall’editore non ci riuscirà mai.

È inutile continuare a dire che in Italia non si legge. È vero, lo scoperto anch’io con la mia piccola esperienza di autrice: non si legge. Ma si compra, come in tutti i Paesi occidentali che si rispettino.

Non andare mai a chiedere a un tuo conoscente cosa ne pensa del tuo libro che ha acquistato, non tanto perché potrebbe non essergli piaciuto, ma perché molto probabilmente non l’ha neanche iniziato. Ma se l’evento che crei è interessante, eccita l’animo degli astanti, quelli compreranno, anche se il libro costa 22 euro ed è scritto da un’emerita sconosciuta. L’acquisto sull’onda dell’emozione è la rovina della nostra società, ma la salvezza di chi vende.

Che la gente legga e ami il mio libro mi piacerebbe molto, ma se lo compera e poi lo tiene sul comodino per un anno senza toccarlo, sinceramente non m’interessa. E questo dovrebbero capirlo anche gli editori: invitate gente, create un rumore piacevole e vedrete che qualche copia si venderà ogni volta. In troppi continuano a dare la colpa alla mancanza d’interesse per la lettura, quando il problema sta nella mancanza d’impegno nell’attivare una vendita.

Ma è inutile continuare ad analizzare i motivi per cui non si fa quello che si dovrebbe e perciò è meglio auto-pubblicare che mettersi sotto un editore.

Così è fatta, passerò il confine e mi unirò agli autonomi. Spero sarà per poco, perché di un bravo editore ho davvero bisogno. Non vedo l’ora di lavorarci insieme, me lo sogno la notte. Ma quando è in gioco il tuo futuro non ti puoi accontentare di un quasi qualcosa: un quasi amore, un quasi lavoro, una quasi amicizia. Devi tenere duro e aspettare, dicendo no a chi non fa al caso tuo.

Di scrittura si può vivere, lo so e nessuno mi confonderà facendomi passare le falle del sistema per problemi inevitabili. Per questo sto guardando altrove, lontano, molto lontano da qui. Vedo terra dove altri vedono acqua. Che lo spirito esploratore degli italiani sorregga anche me.

Conclusione aggiornata al 5 ottobre: ho trovato l’editore, è serio e vicino a me. Si pubblicherà l’anno prossimo, nel 2017. Deve ancora inviarmi il contratto, ma mi fido di quello che ci siamo detti a voce. Finalmente lavorerò con qualcuno che farà un bel lavoro, sia sull’edizione del testo che dal punto di vista grafico. Finalmente avrò un prodotto di cui essere orgogliosa.

Non firmerò con lui. Il 2° libro non so se meriti di essere pubblicato, ma non è per questo che non firmo. Il 1° libro non merita di essere tradotto e venduto in inglese. Ho confuso le prove con la recita vera e propria. Stavo solo prendendo mano con gli strumenti quando ho scritto tre libri tutto d’un fiato, più tanto altro materiale sfuso. Adesso che vedo i limiti del lavoro fatto sin’ora, posso proseguire.

Il volontariato sta diventando una scelta di vita, non più solo un ripiego per continuare ad agire nella società che non vuole più le mie competenze. Questo sembra non entrare nel discorso, ma è strettamente legato al mio lavoro di scrittrice. Nei prossimi mesi farò degli interventi nel corso frequentato dai ragazzi stranieri che studiano italiano, per parlargli di cultura italiana. Nel frattempo devo trovare il modo di andare in America e scrivere qualcosa di molto chiaro sulla cultura italiana e i modelli culturali in genere, da dare in pasto agli americani che studiano italiano. Devo parlare con la gente. E meditare. Ho bisogno di vivere le cose direttamente − basta con le notizie di seconda mano − e un’ulteriore maturazione personale.

Allora sarò pronta a scrivere e pubblicare con un editore serio, che prenda in considerazione il mio percorso, senza limitarsi a scegliere la mia opera perché il titolo è in tema con la manifestazione del momento (cosa che mi è accaduta con un editore durante il periodo dell’Expo di Milano).

Ci vuole pazienza. A me non manca; mancano i soldi, ma so darmi delle priorità. Credo che ce la farò.

 
 
 

Commenti


Featured Posts
Riprova tra un po'
Quando verranno pubblicati i post, li vedrai qui.
Recent Posts
Search By Tags
  • Grey LinkedIn Icon
  • Grey Facebook Icon
  • Grey Twitter Icon
  • Grey YouTube Icon

    Dafne Perticarini scrittrice cf PRTDFN80L44H211I © 2023 by Samanta Jonse. Proudly created with Wix.com

    bottom of page