Il Paese meraviglioso
- Red in Italy
- 4 nov 2016
- Tempo di lettura: 4 min
Io vivo in un Paese bellissimo, meraviglioso per le cose che offre. Non solo è bello il paesaggio, le città e la campagna, il mare e la montagna.
È ciò che offre a noi cittadini, almeno quello che ho potuto provare direttamente, che lo rende meraviglioso per viverci.
Da quando non guadagno a sufficienza, ho le visite sanitarie gratuite, compreso il dentista, da cui sono andata per curare due carie e fare la pulizia dei denti. C’è chi ha paura del dentista pubblico perché crede alle leggende metropolitane senza sperimentare di persona. Io pure ero dubbiosa, ma poi ho trovato tanta professionalità quanto quella che avevo sperimentato negli studi privati.
Nel mio Paese meraviglioso ci sono biblioteche pubbliche che lavorano in rete, così, anche se vivi in provincia e la biblioteca della tua città non offre molto, puoi ordinare un libro da un’altra biblioteca e senza dover pagare il volume sarà mandato nella tua città.
Io sono ancora più fortunata perché nella mia piccola cittadina c’è una bellissima biblioteca, con sale per studiare, internet, quotidiani e riviste a disposizione, tanti libri e l’angolo ristoro. Passare una mattinata a studiare qui è un piacere sia in inverno, con le aule calde, che in estate, con le finestre aperte che danno sul corso principale, da cui sale il chiacchiericcio mattutino di una città operosa.
Nel mio Paese ci sono anche tante altre cose belle e gratuite: i musei ogni prima domenica del mese, il cinema a 2 euro il 2° mercoledì del mese, i palazzi e i parchi aperti 2 volte l’anno (giornate del FAI) e tante altre manifestazioni che rendono la cultura fruibile per tutti, in ogni zona del Paese (non solo nelle grandi città), in tante chiavi di lettura diverse. Gratis è bello non perché spendere soldi sia un male, ma perché quando uno Stato decide di dare una cosa gratuitamente sta dicendo “è per tutti, ma soprattutto per gli ultimi, per i più deboli, che devono poter godere di ciò che è della collettività anche se non hanno denari.”

Questo è civile, ma anche economicamente vantaggioso: per ogni iniziativa gratuita, si alzano i guadagni in quel settore nel periodo successivo perché la pubblicità fatta da chi ha goduto di quel bene gratis – il famoso passaparola – è un potente strumento di marketing.
Il mio Paese meraviglioso, che negli anni ha accumulato tanti debiti – un po’ per la mala gestione, un po’ perché la stessa produzione di denaro procura debito ai cittadini − fa fatica a mantenere le promesse fatte un tempo: tenere in piedi le belle cose antiche, ravvivare parchi e piazze per preservare la vita sociale di noi cittadini. Ma non bisogna disperare, io non lo faccio perché ci sono tanti industriali, attaccati alla loro terra e non solo al denaro, che si prendono la responsabilità di spendere i soldi necessari a sistemare torri, gallerie d’arte, palazzi. Non è sufficiente, ma è già qualcosa e questo dà il segno della civiltà di queste persone. Il mio Paese è anche un po’ sfortunato per la sua posizione, bellissima per godere del clima mite, ma troppo esposta in tempi di massicce migrazioni.
I problemi sono tanti, è vero, ma io mi fermo a pensare a quanto sono bravi i cittadini, che accolgono come possono, con rabbia o con amore, con tante contraddizioni, ma che ci sono, così come le istituzioni pubbliche, che sbagliano, promettono invano guardando i riflettori, ma sono presenti più di quelle di altri Paesi.
I problemi riescono a mostrare anche il meglio di noi: le persone che non asciano la loro comunità nonostante il terremoto, le comunità circostanti che sono solidali e sostengono quella scelta.
Ripeto: il mio Paese non è perfetto, non esiste un tale Paese sulla Terra, ma è meraviglioso, accogliente, civile, un luogo in cui vale la pena vivere, nonostante tutti i problemi.
Se solo ci soffermassimo a guardare ciò che funziona, interrompendo quel monologo appreso dai Media che andiamo bofonchiando da mane a sera, tutto concentrato sui problemi, credo che arriveremo tutti più o meno alla stessa conclusione: l’Italia è ancora, nonostante tutto, un Paese meraviglioso.
Vi do un solo un dato per farvi riflettere su quanto scritto sin’ora: un recente sondaggio dell’istituto tedesco SVR (Dal 2009 al 201, circa 710.000 cittadini tedeschi hanno abbandonato la madrepatria e sono emigrati all'estero, dal Post del 12-03-2015) ha mostrato come in Germania, al pari dell’Italia, sia in atto la cosiddetta fuga dei cervelli. I laureati, però, non fuggono perché non trovano lavoro o esso non è pagato come meriterebbero, anzi, ma perché il loro Paese non gli dà delle condizioni di vita accettabili, un motivo per rimanere e decidere di crearsi il proprio futuro lì (Ciò che spinge maggiormente le persone ad andarsene è l'insoddisfazione per la propria vita quotidiana (72%)).
Pensateci un attimo: ti pagano, fai il lavoro per cui hai studiato, il tuo Paese è ricco, primeggia sugli altri e detta regole a suo uso e consumo, eppure tu preferisci andartene.
Se l’erba del vicino non è più verde, è ora di guardare il nostro prato e godercelo finché è così rigoglioso. Non è detto che esso rimanga tale; potrebbe bruciare un domani, dandoci un vero motivo per lamentarci tanto.
Ps: la Germania è stata presa come esempio perché gli italiani, al pari dei siriani, la vedono come la Terra promessa dove tutto quello che non accade a casa lì è garantito. Non ho nulla contro i tedeschi, che rimangono o che se ne vanno, che giustamente vivono come meglio credono.



















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